In accordo con la politica del blog, ciò che leggerete ora non ha proprio nulla a che fare con i post precedenti. :D
Tranquilli, non ho intenzione di fare un discorso in stile messia/grande politico, né tanto meno un incoraggiamento per le famiglie delle ragazzine suicidatesi dopo il cambiamento della chat di Facebook.
I’m With You è il decimo album in studio dei californiani, ormai per ¾ cinquantenni, Red Hot Chili Peppers, prodotto da Rick Rubin e Warner Bros; album molto atteso dai fan (dopo 5 anni dall’uscita del precedente) e sul quale sono state riposte molte aspettative, dettate anche dalla curiosità dovuta all’arrivo del nuovo chitarrista Klinghoffer, che ha rimpiazzato il compianto (non in senso letterale) John Frusciante.
Un’importante chiave di lettura dell’album risiede nel contesto in cui è stato creato, per cui mi vedo costretto a fare un piccolo preambolo.
Nel 2006 uscì Stadium Arcadium, un album che suscitò molte polemiche, sia tra la critica che tra i fans dei Peppers: un po’ per la durata di 2 ore (122 minuti) distribuite nelle 28 tracce del doppio disco, un po’ per le frequenti e, a parere di molti, scialbe ballads, un po’ per l’assenza di pezzi destinati a rimanere come le punte di diamante della loro discografia, come Give it Away, Sir Psycho Sexy, Under the Bridge, Scar Tissue, Otherside, By the Way e chi più ne ha più ne metta. Molti altri invece lo hanno gradito (me compreso), ma veniamo al punto. Dopo la fine del tour relativo all’album, la band di Los Angeles ha deciso di staccare un po’ e prendersi una pausa a tempo indeterminato. Chad ha preso parte a progetti musicali esterni, Flea ha studiato teoria musicale e piano, Anthony ha deciso di dedicarsi alla famiglia e John ai suoi progetti solisti; ma proprio John, alla fine di questa pausa, ha comunicato il suo addio (ri-addio) ai Red Hot.
Josh Klinghoffer |
Questa scelta ha spiazzato tutti (al punto che lo stesso Flea ha ammesso di aver pensato di mollare tutto), ma proprio Frusciante ha consigliato ai tre il nome del suo erede: Josh Klinghoffer, suo amico e collaboratore, che ha già aiutato i Peppers durante il tour. Il clima che ha trovato non è stato proprio esaltante, visto e considerato quanto i fan erano affezionati a Frusciante, anche se i quattro dicono di essersi trovati subito in sintonia, benché lavorare con Josh fosse ben diverso che farlo con John. Bene, detto questo, ora direi di passare ad analizzare il disco.
Nel complesso, I’m With You non è male: le 14 tracce sono orecchiabili e non annoiano, se non alla fine, dove sono state scelte come ultime due quelle che sono forse le più brutte: Meet me at the Corner e Dance, Dance, Dance; sono entrambe abbastanza noiose, e di buono non hanno molto (sebbene Flea abbia esplicitamente detto che il loro sound futuro si baserà su Dance Dance Dance). Gli altri brani negativi sono The Adventures of Rain Dance Maggie, anch’ essa un po’ noiosetta e subito bocciata dall’opinione pubblica, e Happiness Loves Company , con un’ eccessiva dose di pop, che starebbe meglio sotto il microfono di Mika o Katy Perry.
L' artwork del disco, realizzato da Damien Hirst |
Molto bene le altre tre ballad, Brendan’s Death Song, Annie Wants a Baby e Police Station; devo ammettere che le ultime due non mi piacevano molto ai primi ascolti, ma dopo averle masticate per bene sono diventate fra le mie preferite (Annie tra l’altro è considerata insufficiente da una grossa fetta di critica e fans).
Gli altri sono brani densi di carica, ben controllati dal duo Flea-Chad e dove Anthony può liberamente sfoggiare il suo tanto amato rap (basti ascoltare la bellissima Even You Brutus, dove tra l’altro Flea si supera al piano), cosa che, con la presenza di Frusciante gli riusciva ben più difficile. In particolare mi hanno stupito Goodbye Hooray, dove possiamo finalmente ascoltare un gran solo di Josh, e uno di Flea al basso, Did I Let You Know, arricchita dalla tromba, e Look Around, dove l’ unica cosa che fa storcere il naso sono quegli "handclap".
Positive anche le rimanenti Monarchy of Roses, Factory of Faith, Even You Brutus ed Ethiopia, dove però a un certo punto manca un assolo che ci sarebbe stato da dio, e che magari verrà inserito in qualche live.
Per quanto riguarda i singoli, il primo è stato The Adventures of Rain Dance Maggie (Agosto), una scelta che più sballata non si poteva. Lo dimostrano anche i dati delle vendite, che sono molto inferiori rispetto a Stadium Arcadium; il secondo singolo dovrebbe essere Monarchy of Roses, ed uscirà a Novembre, un po’ tarduccio sinceramente. E’ comunque un’ottima scelta, molto prevedibile poi, se si conta che stanno aprendo tutti i concerti con quel pezzo, onnipresente in scaletta rispetto agli altri.
Flea, Josh, Chad e Anthony |
Insomma, tutto sommato è un buon disco, anche se vi sono carenze importanti, soprattutto alla chitarra: anzitutto, una quantità davvero esigua di assoli, rispetto a come ci aveva abituato John; ma qui Klinghoffer può essere scusato, d’altronde sa suonare batteria (con cui mi pare abbia iniziato), basso, tastiere, piano… e anche la chitarra la suona in modo egregio, perché è davvero preciso, ma purtroppo non è fatto per gli assoli, e quando non è nel proprio stile, è difficile abituarsi a qualcosa.
Ma questa non è l’unica nota negativa riguardo la chitarra, l’altro problema è il volume eccessivamente basso. All’inizio sembrava una scelta errata del produttore Rubin, ma dopo i primi live è sembrata una scelta frequente, probabilmente voluta dallo stesso Klinghoffer. Mah!
[Ah! una piccola curiosità: il titolo dell’album viene proprio da Josh, che, durante la discussione sui possibili nomi, scrisse in un foglio “I’m with you” e lo mostrò agli altri, che ne rimasero entusiasti.]
Inoltre un appunto anche sullo slap di Flea: non ce n’è traccia (esclusa la bonus track esclusiva per il Giappone).
Ovviamente non pretendo di riaverli agli stessi livelli di Blood Sugar Sex Magik, ma qualcosa in più potevano davvero farla.
Ripeto, è un buon album, e c’è da considerare anche che questo è il primo lavoro dopo 5 anni, il primo lavoro con Josh, e che i senior members sono ormai cinquantenni (cioè, Flea ha anche avuto un crampo alle dita durante il live di presentazione del disco :\ ).
Che dire, se non l’avete ancora fatto, ascoltatelo e valutate da voi… Enjoy!
J. Buster
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